Racconti vari. Ed eventuali.
Thursday, June 12, 2003
UN DUELLO
Il Corvo si guardo' intorno. A tempi alterni, sollevo' prima una e poi l'altra zampa, piu' volte, strigendo e liberando il rametto su cui si era posato, come per sgranchirsi gli artigli. Velocemente si ripuli' le piume con il becco, ne trasse fuori qualcosa di imprecisato ma per lui molto importante e lo fece cadere a terra.
Si prospettava uno spettacolo interessante, penso'. Era deciso a non perderselo. La capanna della giovane donna era sempre fonte di ottimi pasti e di grandi divertimenti per un animo cruento.
Il Corvo aveva visto il piccolo uomo salire lungo il largo sentiero che conduceva a quella radura, lungo ma non troppo ripido, tra alte roccie la cui forma ricordava gigantesche uova di in attesa di essere covate da un mostruoso uccello preistorico.
Gli era volato accanto piu' volte, si era posato sugli alberi che si affacciavano sul tracciato, curioso, in attesa di scoprire quanto buoni erano i suoi occhi grandi e teneri. Si rasava mentre camminava, rapido ma senza fretta, piu' attento alla roccia affilata che lento si passava sulle guance che non alla strada. Ma non era inciampato nemmeno una volta, osservo' il Corvo, ripensadoci.
La donna, che si era costruita quella piccola casa con le sue stesse mani pochi anni prima, era intenta a spaccare la legna, il viso duro, ma non abbastanza da rovinarne i lineamenti, da nasconderne la rara bellezza.
La scure si abbatte' con violenza sul mezzo tronco, appoggiato in verticale sull'erba, la lama pesante si apri' la strada tra le venature del legno, fermandosi a meta' strada: una crepa, irregolare ma sempre centrale, continuo' a propagarsi, fino a quando non si senti' il rumore delle due meta' cadere simmetrice a terra.
Si alzo', il respiro regolare, la pelle asciutta. Il Corvo pote' osservare le sue pupille scattare verso sinistra, verso il sentiero. Un leggero cambio di espressione. Qualcosa aveva attirato la sua attenzione.
Il rumore dei passi si fermo' all'improvviso, seguito da quello del sacco del giovane uomo che cadeva a terra.
Lo teneva legato ad un bastone, appoggiato sulla spalla. Un piccolo respiro di sollievo.
"Eccomi."
Lei lo stava osservando, vicino alla porta della sua casa, un accenno di cordiale sorriso mescolato ad una dubbiosa insofferenza.
"Buona giornata. Cosa ti porta da queste parti?"
Per un attimo sembro' che il maschio potesse sorridere. Poi produsse una pagliuzza di grano fra le dita, se la mise in bocca, cominciando ad armeggiarci con la lingua. Sembrava abbastanza serio. Portatore di notizie gravi.
"Sei tu K.?"
Una minuscola quanto profonda ruga le si formo' sulla fronte.
"Si', mi chiamano cosi'. E qual e' il tuo nome, viandante?"
"Mi chiamano K., anche se un altro e' il mio vero nome."
"Saggio da parte tua, non si rivela il proprio vero nome. Cosa vuoi? Sei nel mio territorio. Desideri ospitalita'?"
"Sono qui perche' desidero avere un figlio. O una figlia. E ho scelto te come la sua madre ideale."
Silenzio. Il Corvo sgambetto' ancora, avrebbero mangiato, in tanti. Avrebbe avuto la prima scelta, i suoi occhi sarebbero stati suoi, e con loro i suoi segreti.
"Tu vaneggi. Il sole ha battuto troppo forte sulla tua testa. Vattene o usero' la tua carcassa come mangime per i miei gatti."
"Speravo che la mia proposta ti interessasse, sinceramente, K."
Il suo viso si contrasse, una maschera di risentimento e ira.
"Lo sai con chi stai parlando, maschio?? Certo, se ti trovi qui devi saperlo... Altri come te sono venuti. Ma nessuno aveva avuto la sfrontatezza di chiedermi di prestarmi ai loro stupidi giochi. Tu vuoi che faccia sesso con te? Tu e la tua razza mi fate schifo, maschio, credi davvero che potrei giacere con te come una di quelle sciocche schiave e concubine che chiamate mogli?
Ringrazia che qualcosa in te mi e' simpatico, vattene prima che decida di fare un favore al mondo uccidendoti."
Tutto il discorso non sembrava aver turbato molto il piccolo uomo, concluse il Corvo. Piuttosto, pareva rattristato. Sembrava attendersi questa risposta, ma di non volerci credere nemmeno lui. Sembrava conoscerla.
"Se non lo farai di tua volonta', dovro' usare la forza e violentarti, giorno dopo giorno, fino a quando non rimarrai incinta. Non ti permettero' di uccidere il mio unico figlio. O figlia. Ho contemplato le rune, esse parlano chiaro."
"Davvero, pur di aver questo, solo questo, una parte del mio corpo, veramente solo per questo estrarresti le tue armi per colpirmi, pur di appropriarti di cio' che non e' tuo giungeresti a degradarti tanto, ad abbassarti ad una tale violenza cieca, stordito dalla tua stessa libidine? Io non riesco a capire, spiegamelo, prima che io ti uccida."
Si stiro' le braccia e la schiena, si sgranchi' il collo ruotando la testa.
"Sono violento. Come dici tu, sono un maschio, e sono violento. Violento fino all'osso. Ogni mia pulsione naturale e' indirizzata ad averti e possederti. A creare progenie. In questo momento non posso pensare a nulla d'altro. Piu' di ogni altro uomo sulla terra, io rappresento in questo momento tutto cio' che tu piu' odii. E distruggero' e picchiero' e frantumero' ogni cosa che si opponga sul mio cammino, che mi separi dall'entrare dentro di te obbligandoti ad assumere il ruolo di femmina di questa stolida razza.
La Natura stessa mi manda, a ricordarti il tuo compito, il tuo impegno preso nei suoi confronti. Ella ricorda.
Tu la hai tradita."
"Alla Natura non ho mai chiesto nulla, nemmeno di vivere. Che Lei non chieda nulla a me. Primo fra i miei doveri e' ribellarmi alla sua tirannia. Ma vedo la bugia nelle tue parole. Non sei il suo messaggero. Tu stesso mentre ne pronunci il nome contorci le labbra in segno di disprezzo e disgusto. Parli solo perche' speri nella mia ira. E tu stesso sei pieno di rabbia e risentimento verso il ruolo che ti e' stato dato. Perche' dunque questa follia? Cosa ti spinge veramente?"
"Vedremo se saro' stordito abbastanza da permetterti da battermi. Se la mia libidine ottundera' i miei movimenti. In questo momento, io ti desidero, sopra ogni altra cosa.
Ti propongo un patto."
Silenzio. Si sarebbe decisa ad ucciderlo?, penso' il Corvo. Temeva altri arrivassero, rivali, a contendergli il premio per la sua pazienza.
"Parla."
"Se io riusciro' a sconfiggerti, noi giaceremo assieme.
Se tu mi dovessi atterrare, io sterminero' ogni maschio che sia mai nato. E tu potrai uccidermi."
Bene, penso' il Corvo.
Il Corvo si guardo' intorno. A tempi alterni, sollevo' prima una e poi l'altra zampa, piu' volte, strigendo e liberando il rametto su cui si era posato, come per sgranchirsi gli artigli. Velocemente si ripuli' le piume con il becco, ne trasse fuori qualcosa di imprecisato ma per lui molto importante e lo fece cadere a terra.
Si prospettava uno spettacolo interessante, penso'. Era deciso a non perderselo. La capanna della giovane donna era sempre fonte di ottimi pasti e di grandi divertimenti per un animo cruento.
Il Corvo aveva visto il piccolo uomo salire lungo il largo sentiero che conduceva a quella radura, lungo ma non troppo ripido, tra alte roccie la cui forma ricordava gigantesche uova di in attesa di essere covate da un mostruoso uccello preistorico.
Gli era volato accanto piu' volte, si era posato sugli alberi che si affacciavano sul tracciato, curioso, in attesa di scoprire quanto buoni erano i suoi occhi grandi e teneri. Si rasava mentre camminava, rapido ma senza fretta, piu' attento alla roccia affilata che lento si passava sulle guance che non alla strada. Ma non era inciampato nemmeno una volta, osservo' il Corvo, ripensadoci.
La donna, che si era costruita quella piccola casa con le sue stesse mani pochi anni prima, era intenta a spaccare la legna, il viso duro, ma non abbastanza da rovinarne i lineamenti, da nasconderne la rara bellezza.
La scure si abbatte' con violenza sul mezzo tronco, appoggiato in verticale sull'erba, la lama pesante si apri' la strada tra le venature del legno, fermandosi a meta' strada: una crepa, irregolare ma sempre centrale, continuo' a propagarsi, fino a quando non si senti' il rumore delle due meta' cadere simmetrice a terra.
Si alzo', il respiro regolare, la pelle asciutta. Il Corvo pote' osservare le sue pupille scattare verso sinistra, verso il sentiero. Un leggero cambio di espressione. Qualcosa aveva attirato la sua attenzione.
Il rumore dei passi si fermo' all'improvviso, seguito da quello del sacco del giovane uomo che cadeva a terra.
Lo teneva legato ad un bastone, appoggiato sulla spalla. Un piccolo respiro di sollievo.
"Eccomi."
Lei lo stava osservando, vicino alla porta della sua casa, un accenno di cordiale sorriso mescolato ad una dubbiosa insofferenza.
"Buona giornata. Cosa ti porta da queste parti?"
Per un attimo sembro' che il maschio potesse sorridere. Poi produsse una pagliuzza di grano fra le dita, se la mise in bocca, cominciando ad armeggiarci con la lingua. Sembrava abbastanza serio. Portatore di notizie gravi.
"Sei tu K.?"
Una minuscola quanto profonda ruga le si formo' sulla fronte.
"Si', mi chiamano cosi'. E qual e' il tuo nome, viandante?"
"Mi chiamano K., anche se un altro e' il mio vero nome."
"Saggio da parte tua, non si rivela il proprio vero nome. Cosa vuoi? Sei nel mio territorio. Desideri ospitalita'?"
"Sono qui perche' desidero avere un figlio. O una figlia. E ho scelto te come la sua madre ideale."
Silenzio. Il Corvo sgambetto' ancora, avrebbero mangiato, in tanti. Avrebbe avuto la prima scelta, i suoi occhi sarebbero stati suoi, e con loro i suoi segreti.
"Tu vaneggi. Il sole ha battuto troppo forte sulla tua testa. Vattene o usero' la tua carcassa come mangime per i miei gatti."
"Speravo che la mia proposta ti interessasse, sinceramente, K."
Il suo viso si contrasse, una maschera di risentimento e ira.
"Lo sai con chi stai parlando, maschio?? Certo, se ti trovi qui devi saperlo... Altri come te sono venuti. Ma nessuno aveva avuto la sfrontatezza di chiedermi di prestarmi ai loro stupidi giochi. Tu vuoi che faccia sesso con te? Tu e la tua razza mi fate schifo, maschio, credi davvero che potrei giacere con te come una di quelle sciocche schiave e concubine che chiamate mogli?
Ringrazia che qualcosa in te mi e' simpatico, vattene prima che decida di fare un favore al mondo uccidendoti."
Tutto il discorso non sembrava aver turbato molto il piccolo uomo, concluse il Corvo. Piuttosto, pareva rattristato. Sembrava attendersi questa risposta, ma di non volerci credere nemmeno lui. Sembrava conoscerla.
"Se non lo farai di tua volonta', dovro' usare la forza e violentarti, giorno dopo giorno, fino a quando non rimarrai incinta. Non ti permettero' di uccidere il mio unico figlio. O figlia. Ho contemplato le rune, esse parlano chiaro."
"Davvero, pur di aver questo, solo questo, una parte del mio corpo, veramente solo per questo estrarresti le tue armi per colpirmi, pur di appropriarti di cio' che non e' tuo giungeresti a degradarti tanto, ad abbassarti ad una tale violenza cieca, stordito dalla tua stessa libidine? Io non riesco a capire, spiegamelo, prima che io ti uccida."
Si stiro' le braccia e la schiena, si sgranchi' il collo ruotando la testa.
"Sono violento. Come dici tu, sono un maschio, e sono violento. Violento fino all'osso. Ogni mia pulsione naturale e' indirizzata ad averti e possederti. A creare progenie. In questo momento non posso pensare a nulla d'altro. Piu' di ogni altro uomo sulla terra, io rappresento in questo momento tutto cio' che tu piu' odii. E distruggero' e picchiero' e frantumero' ogni cosa che si opponga sul mio cammino, che mi separi dall'entrare dentro di te obbligandoti ad assumere il ruolo di femmina di questa stolida razza.
La Natura stessa mi manda, a ricordarti il tuo compito, il tuo impegno preso nei suoi confronti. Ella ricorda.
Tu la hai tradita."
"Alla Natura non ho mai chiesto nulla, nemmeno di vivere. Che Lei non chieda nulla a me. Primo fra i miei doveri e' ribellarmi alla sua tirannia. Ma vedo la bugia nelle tue parole. Non sei il suo messaggero. Tu stesso mentre ne pronunci il nome contorci le labbra in segno di disprezzo e disgusto. Parli solo perche' speri nella mia ira. E tu stesso sei pieno di rabbia e risentimento verso il ruolo che ti e' stato dato. Perche' dunque questa follia? Cosa ti spinge veramente?"
"Vedremo se saro' stordito abbastanza da permetterti da battermi. Se la mia libidine ottundera' i miei movimenti. In questo momento, io ti desidero, sopra ogni altra cosa.
Ti propongo un patto."
Silenzio. Si sarebbe decisa ad ucciderlo?, penso' il Corvo. Temeva altri arrivassero, rivali, a contendergli il premio per la sua pazienza.
"Parla."
"Se io riusciro' a sconfiggerti, noi giaceremo assieme.
Se tu mi dovessi atterrare, io sterminero' ogni maschio che sia mai nato. E tu potrai uccidermi."
Bene, penso' il Corvo.